lunedì 27 ottobre 2008

domenica 19 ottobre 2008

Resoconto assemblea del 27 settembre tavolo 4

pubblichiamo il verbale dell'assemblea del 27 del Tavolo 4 - Lavoro/precarietà/reddito/sicurezza - con tutti gli interventi, per consegnare a tutte la ricchezza emersa in quel dibattito e fornire anche a chi non era presente ulteriori strumenti di analisi e progettazione. Pensiamo che il momento assembleare sia un punto importante da cui partire, ma ci rendiamo conto dei suoi limiti (impossibilità per molte di intervenire fisicamente per motivi economici, di lavoro ecc.). L'intreccio tra genere e classe, la femminilizzazione della povertà, la precarietà che investe tutta la vita delle donne, ci chiamano a colmare un vuoto che rischia di trascinarsi anche nella prossima manifestazione nazionale del 22 novembre: l'esigenza e l'emergenza di un femminismo di classe e per le lavoratrici, una necessità di femminismo. Per questo invitiamo tutte le lavoratrici, le precarie, le proletarie che hanno voglia e bisogno di prendere in mano il loro destino, a usare anche questi strumenti di comunicazione virtuale per mettersi in rete con altre donne, per condividere con altre le loro esperienze e arricchire il dibattito in corso con ulteriori elementi di analisi e pratiche di resistenza, in vista del prossimo incontro che si terrà a gennaio.

giovedì 16 ottobre 2008

Volantino per lo sciopero generale nazionale del 17 ottobre 2008

LA PRECARIETA' = SOSTANTIVO SINGOLARE DI GENERE FEMMINILE DA SEMPRE SIAMO PIÙ PRECARIE E PIÙ POVERE!


La precarietà è DONNA, è diventata il modello di riferimento, è in atto infatti un processo di “parità inversa, per il quale sono gli uomini ad acquisire le condizioni di precarietà delle donne.

Sono donne quelle costrette a firmare oltre al contratto d’assunzione, la lettera di dimissioni in bianco, che questo Governo si è affrettato rendere nuovamente lecita.

Il numero delle donne che perde il lavoro entro il primo anno di età del bambino (periodo in cui è vietato licenziarle) è in continuo aumento con punte in Emilia Romagna e Veneto (Dati ISTAT).

Sono donne quelle a cui si chiedono ulteriori 2 anni di lavoro in più per il raggiungimento della pensione. In pensione a 62 anni con un anno in più a partire dal 2009. Dini, nel 1995 aveva provveduto a portarla dai 55 ai 60 anni.

Sono soprattutto donne quelle a cui è ancora oggi è vietato cumulare la pensione di reversibilità con il reddito da lavoro.

Le immigrate sono il simbolo della precarietà, con il permesso di soggiorno legato al lavoro, con il lavoro legato all’esistenza in vita dell’anziano che accudiscono, quando lavorano come badanti nell’isolamento delle case, con i lavori sempre sottopagati.

Sono le retribuzioni delle donne ad essere, in media, inferiore del 20% di quelle degli uomini a parità di mansioni. Differenza retributiva che aumenta visto che spesso, siamo assunte anche con due livelli inferiori. La povertà oggi in Italia è soprattutto donna: di chi è in pensione, in maggioranza donne sole, e delle famiglie monogenitoriali condotte da una donna..

La Riforma del modello Contrattuale, firmata da CISL e UIL e tra poco anche dalla CGIL, ci renderà ancora più povere poiché lega gli aumenti retributivi alla produttività sul lavoro. Siamo noi donne quelle part-time o, comunque con i tempi contingentati dall’altro lavoro, quello che ancora oggi non ha valore espresso in Euro, che non rientra nel calcolo della produttività delle imprese, il lavoro di cura dei figli, dei padri, dei mariti, dei lavoratori di oggi, ieri e domani. Quel lavoro che aumenta di più ogni anno, in concomitanza con la finanziaria di turno e i tagli allo Stato Sociale.

Il “Ministro” Brunetta, visto che spesso lavoriamo nella Pubblica Amministrazione, ci ha tacciato di fannullone, dimenticandosi che noi abbiamo anche altre “assenze” per la maternità, la cura dei figli, dei parenti (Legge 104). Ci ha tagliato lo stipendio in caso di malattia e ci obbliga ad una reperibilità durante la malattia (8.00 – 20.00) che dimentica le donne che vivono sole con i loro figli. Il Ministro Brunetta ha tentato anche di ridurci i permessi della Legge 104.

I servizi sociali sono affidati dallo Stato in gran parte in appalto alle Cooperative Sociali, dove lavorano in maggioranza donne. Risparmia lo Stato e le stesse “false” Coop.Sociali che fanno profitti su salari più bassi adottando il salario medio convenzionale, e perché non si applica l’art.18 L.300 Statuto dei Lavoratori.

La ministra Gelmini col taglio alla scuola pubblica per favorire quella privata, taglia posti di lavoro soprattutto femminile, elimina il tempo pieno e ricaccia a casa le donne per badare i figli dopo la scuola, figli che la Ministra rende sempre più ignoranti e destinati alla sottooccupazione.

Come se non bastasse, anche il nostro corpo è precario! Dall’esporci come carne da macello in quasi tutti i programmi televisivi, al decreto della Ministra Carfagna che criminalizza le prostitute e non gli sfruttatori del loro lavoro, a volerci contenitori attaccando continuamente la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza (L. 194/78) ed imponendoci se, quando e con chi accedere alle Tecniche di Riproduzione Assistita.

Occorre che noi donne riprendiamo la parola e ci organizziamo per i nostri diritti. Dentro le esperienze di autorganizzazione, dentro le organizzazioni del sindacalismo di base.

Oggi ci sono molti esempi di queste lotte dal nord al sud, a loro va la nostra solidarietà!


E’ per questo che saremo in piazza VENERDI’ 17 OTTOBRE 2008

PER LO SCIOPERO GENERALE NAZIONALE DEI SINDACATI DI BASE per dire

NO AD UNA VITA PRECARIA NO ALLA PRECARIETA’ DEI NOSTRI CORPI

SI ALLA LOTTA CONTRO QUESTO ATTACCO GENERALIZZATO

PERCHE’ PER LE DONNE TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE!!!



INVITIAMO TUTTE AD UNA GRANDE PARTECIPAZIONE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 22 NOVEMBRE 2008 A ROMA


Tavolo4 di discussione su "Lavoro/precarietà/reddito" della rete nazionale femminista e lesbica


mfpr@fastwebnet.it - lavoratriciaciinfo@tiscali.it - nifrabbo@tin.it

mercoledì 15 ottobre 2008

Due volantini dell'assemblea romana per lo sciopero del 17 ottobre

LA PRECARIETA’ = SOSTANTIVO DI GENERE FEMMINILE
SIAMO PIU’ PRECARIE E PIU’ POVERE

I TAGLI ALLA SPESA SOCIALE – SANITÀ E ISTRUZIONE – GIUSTIFICATI ORA ANCHE DALLA CRISI FINANZIARIA COLPIRANNO SOPRATTUTTO NOI, RENDENDOCI PIÙ POVERE E PRECARIE E SEMPRE PIÙ LONTANE DAL MONDO DEL LAVORO E DALLA POSSIBILITÀ DI AUTODETERMINARCI

DA SEMPRE
Sono donne quelle costrette a firmare oltre al contratto di assunzione anche la lettera di dimissioni in bianco
Sono le retribuzioni delle donne ad essere, in media inferiori del 20% di quelle degli uomini a parità di mansioni e il numero delle donne che perde il lavoro entro il primo anno di età del bambino (periodo in cui è vietato licenziarle) è in continuo aumento e le famiglie monogenitoriali, le più povere, sono spesso condotte da una donna.

E ORA
La riforma del modello contrattuale firmata di CISL e UIL, e tra poco anche dalla CGL, ci renderà ancora più povere poiché lega gli aumenti retributivi alla produttività sul lavoro. E noi che siamo quelle part-time oppure abbiamo i tempi contingentati dall’altro lavoro – IL LAVORO DI CURA: quello che non rientra nel calcolo della produttività delle imprese- saremo ancora tagliate fuori.
E sono donne quelle a cui si chiedono ulteriori 2 anni di lavoro per il raggiungimento della pensione: in pensione a 62 anni, con un anno in più a partire dal 2009.

INSOMMA
Il ministro Brunetta dice che siamo “fannullone” perché dimentica che noi abbiamo anche altre “assenze” per la maternità, la cura dei figli e dei parenti. Ci ha tagliato lo stipendio in caso di malattia e ci obbliga a una reperibilità (8-20) impraticabile per donne che vivono sole con figli.
La ministra Gelmini col taglio alla scuola pubblica a favore di quella privata che saremmo costrette a pagare per poter lavorare le consuete otto ore, taglia soprattutto i nostri posti di lavoro e renderà ignoranti i nostri figli così da privarci anche della speranza, almeno per loro, di una vita migliore.
La ministra Carfagna col Decreto che criminalizza le prostitute e non gli sfruttatori se la prende con l’anello più esposto del mercato del sesso –ancora una volta le donne- ci mostra il futuro.
VOGLIONO TENERCI CHIUSE IN CASA A LAVORARE GRATIS
Come già accade alle donne prive di reddito, immigrate, badanti legate alla cura dell’anziano di turno, schiavizzate e sottopagate.

SCIOPERO GENERALE 17 OTTOBRE 2008

CONTRO I CONTINUI ATTACCHI ALLE TUTELE SUL LAVORO, ALLA LEGGE SULL’INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA, AI CONSULTORI PUBBLICI E CONTRO L’IGNOBILE LEGGE SULLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA RIVENDICHIMO REDDITO PER TUTTE!

NON CI LASCEREMO RINCHIUDERE NELLE CASE, NELLE CASE CHIUSE E NELLE CHIESE, NON RIUSCIRANNO A SEPARARCI E ISOLARCI


Flat.noblogs.org


UN ALTRO DECRETO CONTRO LE DONNE

Il decreto Gelmini non risponde ad esigenze didattiche, ma alla scelta di privatizzare i servizi, di dare spazio alle scuole confessionali, di non investire nella cultura e nella formazione dei più giovani:
ANCORA UNA VOLTA SONO LE DONNE A PAGARE IL PREZZO PIÙ ALTO.
Nella già totale assenza di servizi pubblici per l’infanzia e di insufficienza clamorosa di asili nido, la riduzione dell’orario nella scuola elementare da 40 a 24 ore settimanali penalizza le donne, attaccandole su tutti i fronti:

- COME MADRI LAVORATRICI perché impone loro di pagare una babysitter o dei servizi alternativi privati, mentre impone alle tante donne che non possono permetterselo di tornare rinchiuse tra le mura domestiche

- COME INSEGNANTI, COLLABORATRICI, OPERATRICI che rischiano di essere tagliate fuori da un mercato del lavoro che già in Italia conta una percentuale bassissima di donne e che le vede sottopagate, impiegate in lavoro precari, sfruttate, vittime di discriminazione.

Non dimentichiamo che perdere il lavoro significa DIPENDENZA ECONOMICA, che è una tra le principali cause che costringono una donna a restare fisicamente e psicologicamente in situazioni di VIOLENZA.
Il governo propone la “novità” della maestra unica che, oltre a determinare un aggravio per le lavoratrici della scuola ed uno scadimento qualitativo del servizio, significa “PENSIERO UNICO”, ovvero la perdita della pluralità di visioni e di esperienze che per noi significa crescita.

DICIAMO NO A QUESTO DECRETO CHE LIMITA IL DIRITTO DELLE DONNE DI SCEGLIERE

DICIAMO NO A UN DECRETO CHE IMPOVERISCE LA SCUOLA

DICIAMO NO A QUESTA FORMA DI VIOLENZA DELLE ISTITUZIONI SULLA VITA DELLE DONNE


ASSEMBLEA ROMANA DI FEMMINISTE E LESBICHE
flat.noblogs.org

venerdì 10 ottobre 2008

ECCOCI

Ciao a tutte, ci siamo iscritte al blog.

giovedì 9 ottobre 2008

RELAZIONE DELLA RIUNIONE DEL 27 A ROMA

Sabato 27 settembre si è tenuta a Roma, presso l’occupazione di donne “Lucha y Siesta” gestita dalle compagne di Action A, la riunione nazionale sul tavolo “Lavoro/precarietà/reddito/sicurezza”.

All’incontro, promosso dalle compagne del Movimento femminista proletario rivoluzionario provenienti da Taranto, Palermo, Ravenna, Milano, Perugia hanno partecipato, oltre alle compagne ospitanti di Action A, le compagne rappresentanti il Tavolo 4 Romano e l’Assemblea Romana, le compagne del collettivo romano Amatrix, una compagna del collettivo romano Ribellule, alcune lavoratrici di Aci Informatica, una giovane precaria del collettivo precari Atesia, una compagna del Collettivo Porta Nuova/Sinistra Critica di Milano, una compagna delegata sindacale della CUB di Bologna e alcune compagne del collettivo La Sora Rossa di Napoli.Le compagne bolognesi dei collettivi Emergenza Femminista e Amazora che avevano annunciato la loro partecipazione non sono potute intervenire perché impedite fino all’ultimo momento mentre le compagne del coordinamento di Trieste hanno contributo alla riunione inviando dei materiali tra cui un dossier/inchiesta sulle lavoratrici metalmeccaniche.Avevamo chiesto alle lavoratrici dell’Alitalia di intervenire per portare alla riunione l’ottica delle donne nella lotta specifica che stanno portando avanti ma non sono state presenti.

Una bella mattinata soleggiata ci ha permesso di fare tutta la prima parte della riunione e la pausa pranzo in un ampio spazio all’aperto in mezzo al verde che circonda lo stabile occupato mentre nella seconda parte conclusiva ci siamo spostate in una saletta al chiuso.

In apertura vi è stato il saluto di una donna immigrata a nome di tutte le donne occupanti di Lucha che ha informato brevemente sull’occupazione dello stabile risalente all’8 Marzo scorso e sul lavoro svolto dal gruppo politico delle donne di Action A legato alla lotta per i diritti delle donne dalla casa, al lavoro, contro la violenza.

Abbiamo quindi iniziato la discussione dalla necessità di riprendere gli elementi più significativi della analisi/riflessione/valutazione del Tavolo 4 di Febbraio a Roma alla luce anche del lavoro concretamente fatto da allora ad oggi nelle diverse realtà e dall’esigenza di colmare il vuoto di questi mesi, visto che anche all’assemblea nazionale di Bologna il tavolo/Lavoro non è stato previsto in modo specifico. Ciò ha significato una sottovalutazione della questione dell’importanza della condizione delle donne nell’ambito lavorativo, del discutere di temi che toccano la condizione della maggioranza delle donne, tra cui le più sfruttate e oppresse, non solo dal punto di vista puramente economico ma anche sul piano dell’attacco complessivo all’intera condizione di vita delle donne.

Da parte di diverse realtà presenti ci sono state testimonianze dirette su lavori di inchiesta svolti in questi mesi tra le lavoratrici e sulle lotte autorganizzate fatte o che si stanno portando avanti sul territorio da cui sono scaturiti elementi di analisi della condizione di lavoro e di vita delle donne:l’esperienza ad esempio nel posto di lavoro legata alla diffusione di un questionario che ha fatto emergere per esempio la non consapevolezza delle lavoratrici dei propri diritti legati alle diverse tipologie dei contratti – da qui la necessità di organizzare gruppi di lavoro che studieranno i contratti per fare poi un lavoro di informazione tra le lavoratrici attraverso l’uso di dossier e volantini esplicativi;un iniziale lavoro di analisi e inchiesta sulla questione del lavoro in nero che sfrutta in maggioranza le donne immigrate;la condizione delle lavoratrici precarie delle cooperative sociali (terzo settore), tra cui molte immigrate, per le quali le condizioni lavorative sono pessime con turni massacranti, inquadramenti a livelli bassi, salari da fame e alla precarietà si legano anche forme di discriminazione, un lavoro che essendo per lo più assistenziale/educativo deve essere per questa società tipicamente femminile – un settore che usa il maggior numero di donne e che rientra pienamente nella questione del servizio di cura;la lotta delle precarie della scuola, tantissime in questo settore, contro cui la politica del governo sta scagliando un ulteriore doppio attacco sia sul piano generale (massicci tagli dei posti di lavoro) sia sul piano più specifico legato alle condizioni di vita delle donne (stretta sull’uso del part-time – iniziale messa in discussione dei permessi per maternità), un salto di qualità anche nel pubblico impiego con cui dalle politiche di conciliazione lavoro/famiglia/casa si vuole passare direttamente ad attaccare le possibilità delle donne di lavorare per ricacciarle a casa, in famiglia;lotte molto forti che si sono trasformate in una vera e proprie rivolte, come la lotta delle lavoratrici delle ditte di pulizia di Taranto, che ha costretto il governo, le istituzioni locali, i sindacati confederali a cambiare i propri piani, una lotta in cui le donne hanno avuto molto peso, sono state le più irriducibili portando nella loro lotta tutta la loro condizione di vita, la famiglia, i figli;la lotta delle donne immigrate per la casa che si lega alla questione del lavoro, le donne che arrivano agli sportelli sono tante e vogliono autodeterminarsi, occorre parlare anche di questo, le immigrate si organizzano per rivendicare i loro diritti – proposta di un’inchiesta a livello cittadino sulla questione abitativa delle donne;la difficoltà di portare la voce femminile a livello sindacale, anche nei sindacati di base si fa una bella fatica a fare il lavoro delle e per le donne.

E’ stato ripreso anche il dibattito sul “reddito di esistenza”. In particolare le compagne di Amatrix e del Tavolo 4 romano hanno sottolineato alcuni punti: le donne sono maggiormente impegnate nel lavoro di cura, il lavoro di cura non ha conosciuto uguale maschilizzazione rispetto alla femminilizzazione della povertà, l’arco dell’intera giornata condiziona la vite delle donne;limitarsi al solo lavoro salariato è riduttivo perché collegato solo al piano dell’aspetto economico, occorre fare entrare nel campo lavoro ciò che non viene considerato lavoro, lavoro di cura/lavoro sessuale;il reddito di esistenza, non agganciato solo al lavoro, ad un impianto tutto lavorista, va visto come uno strumento che può aiutare per l’autodeterminazione;griglia di auto inchiesta a risposte multiple come forma di auto narrazione e in cui si cerca di affrontare tutti gli aspetti che investono la condizione della donna.

L’intrecciarsi di questo tema con gli interventi di testimonianza diretta delle lotte e delle esperienze di autorganizzazione ha dato vita ad un dibattito vivo da cui si sono delineati due tipi di approcci, uno che parte dalle vertenze e dalle lotte concrete e reali nei posti di lavoro, un altro che parte dalla rivendicazione femminista del reddito di esistenza come possibile soluzione dei problemi legati alla condizione generale di esistenza delle donne. Più che una contrapposizione in questo si è concordato sulla necessità di partire da questi due tipi di approcci per arrivare ad un’unità, occorre continuare a discutere per sviluppare il ragionamento e trovare una sintesi.

Alcuni punti emersi nel dibattito:

Partire dalle esperienze concrete, di lotta, delle donne concrete e reali non è cosa da poco, non si tratta solo di un racconto più o meno emozionante, un’elaborazione più avanzata del ragionamento nasce anche dal “grigio lavoro quotidiano”. Le esperienze di lotta autorganizzata delle donne hanno dimostrato che le lavoratrici partendo da una lotta per il lavoro, nel corso di essa non hanno lottato solo per il lavoro ma hanno portato in quella lotta tutto il peso e la ribellione della loro generale condizione di vita (la famiglia, i figli…) e viceversa hanno portato nella famiglia la lotta.
Il reddito garantito è uno degli elementi che può dare argine ai lavori malpagati, ultraprecari fino al lavoro in nero e domestico.
Manca una riflessione condivisa sulla questione della prostituzione che rientra nel tema del lavoro delle donne e che va inclusa nella discussione.
Necessità di chiarezza nei termini: reddito/salario garantito – prostituzione/sexworker.
Ripartire dalle nostre donne e dai nostri luoghi con un lavoro di analisi e inchiesta, non si tratta tanto di fare dei questionari e calarli sulle donne, le protagoniste devono essere le donne, l’inchiesta deve ritornare alle donne affinché se ne approprino facendone uno strumento di lotta.
Mettere in campo nuove forme autorganizzate di vertenze che riguardino le prostitute, le casalinghe, l’ambito del lavoro nero. Partire dalle proprie vertenze per andare ad una visione complessiva.
Considerare le auto narrazioni come una sorta di linee-guida. Non si possono chiudere gli occhi sulle leggi che colpiscono le donne, né sulle lotte che potrebbero diventare grosse, per esempio quella delle lavoratrici della scuola.
Superficialità nell’affrontare il problema del lavoro legato alle immigrate, non è un problema di come intercettarle, agli sportelli, di Action ad esempio, ne arrivano in tante, evitare le chiusure interne e non avere paura del nuovo.
Necessità di ascoltarci di più e di imparare dalle lotte delle donne. Quando si dice reddito occorre chiedersi ma le donne cosa vogliono, cosa dicono? necessità di ragionare, anche in termini nazionali, dalle esperienze.
Gli elementi di analisi del Tavolo 4 di Febbraio (la denuncia e l’analisi della precarietà che investe la condizione generale delle donne sia materiale che fisica, che psicologica e per questo diventa anche una “violenza” contro le donne, il concetto di femminilizzazione della povertà, l’intreccio tra genere e identità di classe) pongono oggi l’emergenza di un femminismo di classe, proletario e per le lavoratrici una necessità di femminismo.Le femministe devono assumere quella che è la realtà delle tante donne lavoratrici che vivono male su tutti gli aspetti, non solo materiali, delle proletarie nel senso della stragrande maggioranza delle donne, lavoratrici e operaie, le lavoratrici di contro devono essere femministe, devono assumere un punto di vista delle donne su tutte le questioni.
No all’economicismo, cioè quando la lotta si riduce solo ad un aspetto di obiettivo rivendicativo/antidiscriminatorio, nel lavoro occorre affermare l’aspetto femminista (per esempio la questione sicurezza sul lavoro non come un “in più” delle donne); “tutta la vita deve cambiare” significa portare un elemento di rivoluzione e non di pura e semplice rivendicazione.
No ad una visone calata dall’alto della questione del reddito, autoreferenziale, ma fare esperienza concreta per passare dall’enunciare una categoria a farla vivere all’esterno, tra le donne
Sulla questione del reddito, ma non solo, la discussione deve continuare usando anche la mailing list, la rete, calandosi nelle esperienze reali di chi l’ha già fatto.
Sulla base di tutti questi elementi di discussione e ragionamento siamo giunte infine a queste conclusioni e proposte:

  • le inchieste e l’autonarrazione vanno portate avanti e generalizzate
  • trasformare le lotte particolari in lotte generali: mettere in rete le esperienze non solo in termini di racconto ma anche di analisi, individuando e centrando alcune questioni simbolo su cui avviare momenti di lotta nazionale
  • Continuare la discussione sui temi emersi (reddito di esistenza, lotte autorganizzate delle donne) nel blog http://dossiertavolo4flat.blogspot.com, usare la mailing list sommosse per i comunicati, le informazioni sulle iniziative
  • Darci un altro appuntamento di incontro nazionale (orientativamente il primo sabato della seconda metà del mese di gennaio a Napoli)
  • Portare un punto di vista femminista nelle lotte concrete, per esempio un volantino/comunicato in vista dello sciopero nazionale dei sindacati di base del 17 Ottobre.

Questa è una prima sintesi della riunione nazionale, a breve sarà disponibile la verbalizzazione con tutti gli interventi che può stimolare ulteriormente la continuazione del dibattito in rete.
saluti di lotta
05/10/2008